Guido Rey, “Il tempo che torna”

Ho trovato in casa una copia dell’edizione originale di questo fantastico testo dell’alpinista torinese Guido Rey (1861-1935), nipote di Quintino Sella, fotografo e scrittore di montagna.

copertina_rey_grande

La copertina dell’edizione ristampata dal CAI.

L’edizione originale è del 1929 per i caratteri della casa editrice La Formica di Torino e con un costo di Lire 15.

Ne estraggo una descrizione della Guida Alpina (p. 105) all’interno del capitolo Guida Nostra datato 1890.

“Per questi uomini rozzi e forti la scuola di difficoltà è scuola di carattere, e a mio avviso le guide sono un esempio del dovere nella sua forma più ardua e più pura. Per ciò anche i profani all’alpinismo non possono negare un senso di rispetto a questi uomini sempre esposti al pericolo della vita, sempre pronti a ritentare le salite le più difficili, non per puro desiderio di lucro, non pel solo adempimento d’un contratto, ma come un compito ambìto che reca loro onore. Per questa abnegazione delle guide esiste una tariffa: tanto per tale impresa, tanto per tal’altra. Ma la fedeltà, il coraggio possono essere tariffati? Chi si assise  a fianco della guida sulle roccie riscaldate dal sole, su una vetta conquistata con duro lavoro, chi ebbe per guanciale le sue ginocchia durante le gelide notti passate alla bella stella dei quattromila metri, chi si trovò legato ad essa per giorni intieri, su per ghiacci e rupi salendo come un sol uomo, e passò con essa alcune di quelle ore di pienezza  singolare che il pericolo fa sembrare lunghe come un anno e brevi come un minuto, non dimenticherà mai l’abnegazione della guida, e la compenserà non solo col danaro ma ancora con una profonda amicizia. Noi amiamo e desideriamo le nostre guide come amiamo e desideriamo le nostre montagne, delle quali essi son figli e che personificano nella qualità di saldezza e di forza.”


untitled

Both comments and pings are currently closed.

Comments are closed.

Subscribe to RSS Feed Follow me on Twitter!